Il portale presenta una lunetta policroma (scolpita da Niccolò) di grande interesse. Questa raffigurazione indica un momento storico ben preciso, cioè la nascita del comune di Verona (intorno al 1136): il vescovo San Zeno è infatti raffigurato nell’atto di consegnare il vessillo della città ai soldati comunali che dovranno difendere la giovane istituzione.
Nella lunetta, dunque, alcune scene dedicate alla storia cittadina di quei tempi. Vi è la consacrazione del comune veronese libero finalmente dalle servitù feudali verso l’impero tedesco. Al centro della lunetta si trova un San Zeno benedicente mentre calpesta il demonio che simboleggia il paganesimo sconfitto, simbolo anche del coevo potere imperiale identificato come il male. Ai lati di San Zeno sulla destra i rappresentanti della nobiltà veronese e delle famiglie dei mercanti a cavallo (gli equites) e a sinistra i rappresentanti del popolo, in qualità di fanti armati (i pedites). San Zeno, nella scena, consegna una bandiera ai veronesi, una sorta di investitura di derivazione sacra, l’affresco è accompagnato da una scritta in latino: Il Vescovo dà al popolo la bandiera degna di essere difesa / San Zeno dà il vessillo con cuore sereno.
Nella lunetta, dunque, alcune scene dedicate alla storia cittadina di quei tempi. Vi è la consacrazione del comune veronese libero finalmente dalle servitù feudali verso l’impero tedesco. Al centro della lunetta si trova un San Zeno benedicente mentre calpesta il demonio che simboleggia il paganesimo sconfitto, simbolo anche del coevo potere imperiale identificato come il male. Ai lati di San Zeno sulla destra i rappresentanti della nobiltà veronese e delle famiglie dei mercanti a cavallo (gli equites) e a sinistra i rappresentanti del popolo, in qualità di fanti armati (i pedites). San Zeno, nella scena, consegna una bandiera ai veronesi, una sorta di investitura di derivazione sacra, l’affresco è accompagnato da una scritta in latino: Il Vescovo dà al popolo la bandiera degna di essere difesa / San Zeno dà il vessillo con cuore sereno.

ti artifici. Si vuole conoscere il passato. Perché lo si vuole conoscere? C'è ancora chi risponde: per prevedere il futuro. Ci sono molti che pensano: per comprendere il presente. Personalmente, io non arrivo a tanto. Io penso che la storia cerchi di dare uno sguardo al passato in sé e per sé. Ma a che scopo? Il fattore finalistico, nella nostra sete di conoscenza, non può essere trascurato. Evidentemente, in ultima analisi, sempre allo scopo di "comprendere". Che cosa? [...] No, non si tratta della tempesta del fosco presente, ma del mondo e della vita nel loro eterno significato, nella loro eterna tensione e nella loro eterna quiete. [...] Noi ci rivolgiamo al passato per un desiderio di verità e per un'esigenza vitale. [...] Lo scopo da raggiungere non è trarre una utile lezione per un determinato caso che si verificherà nel prossimo futuro, ma trovare un punto fermo nella vita. Rendersi conto, sapere bene dove siamo, determinare la nostra posizione in base a punti di orientamento molto distanti nel tempo: questo è il lavoro dello studioso di storia. 