L’Inquisizione è un’istituzione ecclesiastica costituita per perseguire e punire l’eresia. La lotta contro le eresie s’impose come una necessità alla Chiesa già delle origini, ma fino al sec. XII l’autorità ecclesiastica si limitò di norma a pene spirituali, di cui la più grave era la scomunica. La maggioranza dei Padri della chiesa condannò il castigo degli eretici per mezzo di pene corporali.
Tuttavia, fin dall’età di Teodosio, dopo che il cristianesimo divenne religione di Stato, molti imperatori ebbero la tendenza ad assimilare l’eresia a un reato di lesa maestà suscettibile d’esser punito con la confisca dei beni o addirittura con la morte, come avvenne, nei sec. IV-V, nella repressione del donatismo (movimento religioso cristiano sorto in Africa).
Tuttavia, fin dall’età di Teodosio, dopo che il cristianesimo divenne religione di Stato, molti imperatori ebbero la tendenza ad assimilare l’eresia a un reato di lesa maestà suscettibile d’esser punito con la confisca dei beni o addirittura con la morte, come avvenne, nei sec. IV-V, nella repressione del donatismo (movimento religioso cristiano sorto in Africa).
Questa tendenza si rafforzò nel Medioevo, in quanto la pace dello Stato e della Chiesa appariva strettamente connessa all’unità della fede. Così, dalla seconda metà del sec. XII, quando la chiesa si atteneva ancora al principio enunciato da san Bernardo di Chiaravalle: fides suadenda, non imponenda, “la fede va inculcata con la persuasione, non imposta”, si videro sia dei principi devoti come Luigi VII di Francia, sia dei sovrani ribelli al papa, come Enrico II d’Inghilterra e Federico I Barbarossa, ricorrere a punizioni corporali contro gli eretici. L’ampiezza assunta dall’eresia catara e albigese e le sue implicazioni politiche precipitarono questa evoluzione.
Fu soprattutto per frenare le violenze arbitrarie dei principi e delle popolazioni che la chiesa si preoccupò allora di dare un’organizzazione legale alla lotta contro l’eresia. Affidata dapprima ai soli vescovi (già nel 1215 era stato istituito il Tribunale vescovile dell’Inquisizione), la procedura dell’Inquisizione fu definita nel 1229 in occasione del Concilio di Tolosa, e, così, nel 1231 fu istituito da papa Gregorio IX il Tribunale dell’Inquisizione papale: perciò, all’inquisizione episcopale si aggiunse un’inquisizione affidata a delegati della Santa Sede, soprattutto agli ordini mendicanti, cioè ai domenicani e ai francescani. Nel 1240 l’Inquisizione era già diffusa in tutta Europa, salvo in Inghilterra. L’eretico, caduto sotto la giustizia dell’Inquisizione, se si pentiva, non veniva consegnato al braccio secolare, ma condannato soltanto a una pena canonica (pellegrinaggi, digiuni, assistenza agli uffici divini, ecc.); se, invece, si ostinava, era prima sottoposto a un interrogatorio mirante a provocare la confessione completa dell’eresia e, per costringerlo a tale confessione, si poteva ricorrere alla forza: prolungamento e accresciuto rigore della detenzione (carcer durus), privazione del nutrimento e infine la tortura, che fu autorizzata nel 1252 dal papa Innocenzo IV nella sua bolla Ad extirpenda. Terminata la procedura inquisitoria veniva pronunciata la sentenza: le pene variavano molto, secondo i casi: andavano da semplici penitenze canoniche alla confisca dei beni, all’imprigionamento a tempo determinato o perpetuo, infine alla consegna al braccio secolare, il che significava la morte sul rogo.
Nel sec. XIII l’Inquisizione riuscì a eliminare completamente le eresie catare e valdesi e fu utilizzata in seguito contro gli spirituali francescani, i begardi e i beghine (nomi che, a partire dal XIII secolo, furono utilizzati per indicare membri di associazioni religiose formatesi al di fuori della struttura gerarchica della Chiesa Cattolica con lo scopo di una rinascita spirituale della persona tramite una vita monastica ma senza voti), gli stregoni. La sua importanza declinò in modo considerevole nel sec. XV.
Nel 1542 Paolo III creò la Sacra Congregazione della Romana e Universale Inquisizione o Santo Uffizio, corte suprema d’appello per i processi d’eresia.
L’Inquisizione spagnola, invece, fu fin dall’origine sotto lo stretto controllo dello Stato e non della chiesa. Fu istituita nel 1478, con l’approvazione pontificia, da Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia. Diretta dapprima contro i marranos (ebrei) e i moriscos (musulmani), essa partecipò più tardi alla lotta contro i protestanti, in seguito all’editto del 1529 che decretava la pena di morte per gli eretici e coloro che non li denunciavano. Il primo grande inquisitore fu il domenicano Tomás de Torquemada (1420-1498), che diresse l’Inquisizione di Spagna per sedici anni (1483-1498) e lasciò un tragico ricordo: circa 2000 persone furono mandate al rogo sotto il suo governo. La procedura spesso sbrigativa dell’Inquisizione spagnola provocò le proteste della Santa Sede e Sisto IV si sforzò di fare ammettere gli appelli a Roma. Essa fu definitivamente soppressa nel 1820; il numero totale delle sue vittime è stato valutato intorno a 30.000.
da M. Mourre, Dizionario enciclopedico di storia, Mondadori, Milano 1988 (con modifiche e aggiunte)
Gregorio IX