lunedì 18 ottobre 2010

La voce di un oppositore dell’assolutismo

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Il vostro popolo, che voi dovreste amare come un figlio e che vi è stato finora così devoto, muore di fame. La coltivazione dei campi è quasi abbandonata; le città e la campagna si spopolano; tutti i mestieri languono, e non bastano più a nutrire gli operai. Tutto il commercio è annientato. In verità voi avete distrutto la metà delle reali forze interne del vostro Stato per conseguire e per difendere delle vane conquiste esterne. Invece di esigere del denaro da questo povero popolo, bisognerebbe fargli l’elemosina e nutrirlo… A tanto è ridotto questo gran regno così fiorente, sotto un re che tutti i giorni ci è dipinto come la delizia del popolo e che lo sarebbe veramente se i consigli degli adulatori non l’avessero avvelenato.
Per dire l’intera verità, il popolo stesso, che tanto vi amava e tanto confidava in voi, comincia a perdere l’affetto, la fiducia e persino il rispetto. Le vostre vittorie e le vostre conquiste non lo rallegrano più, esso è pieno di amarezza e di disperazione. La sedizione si accende a poco a poco da ogni parte. Essi ritengono che voi non abbiate alcuna pietà dei loro mali, che voi abbiate a cuore solo la vostra autorità e la vostra gloria… Che risposta daremo a tutto questo, Maestà?...
-François Fénelon, Lettera a Luigi XIV (il Re Sole)

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